Viviamo nel mito del “pensiero positivo” con il quale si vorrebbe esercitare un potere sulla realtà: più mi sforzo di concentrarmi positivamente per raggiungere un obiettivo, più questo facilmente giungerà a me.
Dunque è possibile che io sia un individuo traumatizzato, sempre timoroso o arrabbiato, ma mi convinca che impegnandomi tramite la visualizzazione di immagini mentali piacevoli e gratificanti la mia vita cambierà come per magia.
Non esiste convinzione più deludente.
Infatti, se per prima cosa non ci si occupa della propria “spazzatura emozionale”, questa si accumulerà portando con sé un’inevitabile scia insalubre che infesterà ogni giornata mentre, inconsapevoli, si sognano ad occhi aperti scenari rosei distanti dall’attuale realtà.
Come dire che faccia bene stare sdraiati al sole su un’ampia distesa d’erba a piedi nudi e fischiettando felici, mentre a poca distanza da noi vi è una discarica che nel frattempo inquina l’aria che noi, in beata inconsapevolezza, stiamo respirando.
Porsi innanzi alla propria emozione scomoda, semplicemente rimanendo lì fermi ad ascoltarla in silenzio, rappresenta il primo passo da compiere per vincerla. Il semplice “stare nell’emozione”, nel momento esatto in cui la si prova, illuminandola con la luce della consapevolezza senza cercare di negarla o di reprimerla ricorrendo al pensiero positivo, indurrà inevitabilmente al suo scioglimento e trasformazione in una qualità utile all’Essere.
Un simile atteggiamento è quello che assume l’ostrica nel momento in cui viene infastidita da un granello di sabbia che le si insinua all’interno. Invece di rivoltarsi contro il corpo estraneo che l’ha violata, l’ostrica sceglie di dedicargli la sua attenzione, secernendo tutt’intorno a lui, strato su strato, una sostanza madreperlacea. L’ostrica sceglie quindi di mantenere un atteggiamento di “attiva cedevolezza” verso quell’intrusione fastidiosa.
Ecco che così, da una ferita dell’ostrica, ha origine una delle più pure gemme presenti al mondo: la Perla.
Se l’ostrica avesse espulso il granello estraneo inizialmente tanto fastidioso, invece di custodirlo all’interno di sé, il mondo non avrebbe conosciuto la Perla.
Il secondo passo consiste nel rendersi conto che l’accidente esterno, ritenuto responsabile di quel malessere, in realtà non esiste.
Quel persecutore sono io. Io sono l’altro.
Così come l’ostrica non ha percezione di essere separata dal mare o dalla sabbia, ogni individuo dovrebbe iniziare a percepire il mondo esterno come un prolungamento della propria coscienza.
Così facendo, assumendosi cioè la piena e totale responsabilità degli avvenimenti, comprendendo che essi sono in ogni istante (consciamente o inconsciamente) creati da noi, otterremo potere e libertà. Dunque l’osservazione delle nostre emozioni pesanti, unita alla consapevolezza di aver creato noi le condizioni esterne utili affinchè vivessimo proprio quelle emozioni, permetterà di reimpugnare lo scettro del potere e di reindirizzare gli eventi.
Non hai più scuse: il mondo è dentro di te e tu non devi far altro che godere del dolce peso di questo privilegio, senza più abdicare al ruolo di sovrano del tuo Regno, affidatoti per natura.