Il drammatico momento che ci ritroviamo a vivere a causa del diffondersi in Italia dell’infezione da Covid-19, ci porta inevitabilmente a fare alcune considerazioni di carattere sociologico.
Da che il mondo conosca alba, l’invisibile ha attratto l’uomo.
Ma come ogni attrazione, questa può condurre al Paradiso oppure ordire una repentina discesa agli inferi. Tale antitetico risvolto dipende principalmente da quale sia la parte del “proprio Se” che si muove all’interno del flusso attrattivo. Ad esempio il desiderio di scoprire le leggi dell’Universo mosse i primi antichi astronomi ad ideare calcoli che permettessero agli uomini di sentirsi meno soli nella vastità del buio che circonda il pianeta Terra.
Si è così giunti a studiare pianeti e stelle.
Ed è anche grazie all’attrazione verso questo buio (e dalla delirante immaginazione che potesse abbracciare anche altro oltre la Terra) che si sono scoperti altri tesori disseminati nell’Universo. Ogni scoperta o innovazione possiamo dire sia sempre stata accomunata dallo spirito visionario di chi, ricolmo di bambinesco entusiasmo, abbia manifestato lo slancio utile a squarciare il velo del conosciuto o del plausibile.
Ogni scoperta nasce e si nutre all’interno di un grembo buio.
Ed è nel raccoglimento silenzioso, quieto e nutriente di quell’oscurità, che è possibile iniziare a far brulicare la vita dell’innovazione.
D’altra parte, così come tendere verso ciò che è invisibile ci eleva e migliora, allo stesso tempo può portarci a fondo.
Infatti, in questo momento di grave criticità, la nostra attenzione è rapita dalla paura di essere infettati da un virus sconosciuto sino a qualche mese fa, che oggi come un boia miete innumerevoli vittime facilitato dalla sua invisibilità. Il nemico è nell’aria che si respira e per salvarci da lui, eliminandolo, ci costringe all’isolamento.
Ma non solo.
Ci obbliga ad un evitamento coatto dei contatti umani.
Ecco che in questo caso l’invisibile diviene una ragnatela a maglie strette in cui si rimane incastrati.
Tuttavia esiste un modo per non soccombere alla paura del nemico esterno invisibile: rivolgersi al proprio interno.
Un provvisorio possibile vaccino, in attesa di quello ufficiale.
Come i samurai ci insegnano, nel combattimento guerriero, una tecnica per anticipare i passi dell’avversario consiste prima di tutto nel prendere contatto con le proprie personali emozioni e debolezze.
Infatti se il samurai non fa silenzio al suo interno, mettendo ordine al caos emozionale, non potrà essere abbastanza lucido e sgombero per pre-vedere (intuire) le mosse dell’avversario.
Allo stesso modo dei samurai, in tutti noi vige la legge per cui non esiste vittoria esterna senza dominio delle proprie pulsioni e paure. E per ottenere questo dominio occorre accettare le proprie debolezze, imparando a guardarle da vicino senza voltarsi dall’altra parte.
Imparare a stanziare con la propria paura, senza giudicarsi sbagliati è il primo passo per trasformare la paura stessa in forza e consapevolezza.
Quindi più si ha il coraggio di guardare in faccia i propri timori, più questi si trasformeranno in coraggio ardente, tipico del valoroso spirito guerriero che anima le importanti lotte interiori, destinate ad apportare pace e non stillicidio di sangue.
In questa delicata quanto liberatoria operazione di “volgersi all’interno”, abbiamo un valido alleato: la riscoperta del calore del focolare domestico.
Prendersi cura della propria casa, con un’insolita calma, senza la consueta corsa ansiosa per non arrivare tardi ad un appuntamento.
Trattare gli spazi in cui si vive con più cura, dedicarsi alle letture preferite o alla possibilità di cucinare quel dolce tanto desiderato che non si ha mai il tempo di creare.
Essere più generosi e meno parchi di tempo e premure verso i propri familiari.
Scoprire che lavorare da casa, magari con prole presente, non è poi così drammatico e impossibile come si pensava.
Rivolgersi, così facendo, all’interno del focolare per fabbricare il proprio vaccino e scoprirsi forti e al sicuro.
Perché è “all’interno” che risiede la vera Forza e la vera Pace, che questo momento così critico ci da la possibilità di riscoprire o, in alcuni casi, scoprire per la prima volta.
Dott.ssa Alessandra Grillo – Medico Psicoterapeuta
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