In un momento in cui si è costretti all’isolamento per proteggere se stessi e l’umanità intera dall’infezione da coronavirus, si ha però la possibilità di utilizzare il silenzio che ci circonda per operare miracoli dentro e fuori di noi.
Spegnere per qualche ora la voce della Tv, che poco rassicurante riecheggia per casa, sintonizzandoci invece sulla nostra voce interiore.
Quest’ultima, narrandoci delle nostre paure, traccia innanzi a noi il sentiero più adatto per la realizzazione del nostro Se’ più autentico.
La Paura serve per scoprire che dentro di noi alberga una vivace energia che ci invita all’azione.
Quest’ultima sarebbe bene fosse il semplice quanto fondamentale “Ascolto”.
Ascoltare le proprie emozioni senza volerle per forza cambiare sforzandosi di essere positivi a tutti i costi, sarebbe l’azione più amorevole e sana che potremmo rivolgere a noi stessi.
Se è la paura a tuonare al nostro interno, perché non accoglierla?
Questo atto di ascolto e accettazione, abbandonando i disparati tentativi di spostare l’attenzione al “bello” e al “andrà tutto bene” , trasformerà la paura stessa in una forza molto potente, in grado di infondere vera e duratura pace.
Si chiama “processo di accettazione attiva” : mi siedo accanto alla mia emozione spiacevole guardandola ed è proprio nell’atto di osservarla che io mi rendo attivo verso di lei, trasformandola.
La conversione della paura in coraggio e pace verrà da se’, come conseguenza dell’aver osservato, a patto che non lo si abbia fatto con il secondo fine di vincere la paura.
Questo equivarrebbe a barare con noi stessi.
Osservazione pura, privata della volontà di cambiare ciò che si osserva, finirà inevitabilmente col cambiare la cosa osservata.
Si può quindi rimanere fisicamente fermi in casa, ma al contempo essere in trepido fermento al proprio interno, semplicemente mettendosi in “ascolto”.
Desidero condividere con voi una Fiaba (che a breve verrà pubblicata insieme ad altre in una raccolta di racconti terapeutici) in cui sono descritti metaforicamente i tranelli ma anche le risorse preziose racchiusi all’interno della crisi che la pandemia da Coronavirus porta con se’.
Vi auguro una buona lettura … “in ascolto”.
Il giovane leone e l’aquila: un viaggio alla riscoperta del “Cuor di leone”
C’era una volta, tanto tempo fa,
un cucciolo di leone di nome Ermete, figlio primogenito del Re della Savana. Il piccolo leoncino fu cresciuto in modo da divenire il futuro regnante del Regno Animale.
Mamma leonessa, l’esemplare femmina più forte della Savana, accudì con molto amore il piccolo sin dalla sua nascita, difendendolo dai pericoli della Jungla, mentre il Re leone, suo marito, si aggirava per il regno controllando che tutto funzionasse a dovere.
Era mamma leonessa ad organizzare la giornata del piccolo Ermete: al risveglio lo lavava per bene con la sua bocca per poi portarlo con sé in alcune aree più sicure, da cui il piccolo potesse star a guardare, in disparte, i branchi di leoni adulti tendere agguati alla selvaggina.
Fu così che Ermete apprese l’arte della caccia, finché, ben presto, iniziò ad avventurarsi per le vaste radure da solo.
Ogni volta che il leoncino si lanciava contro una preda per portarla al proprio branco reale, in cuor suo provava una grande paura che lo portava a paralizzarsi e tremare.
Temeva di non essere all’altezza della vita.
Temeva, più in generale, che il suo cuore non fosse poi così forte e impavido come invece dovrebbe essere un cuore di leone.
Mamma leonessa affidava al figlio diversi incarichi di responsabilità, che non venivano invece concessi agli altri giovani leoni dalle rispettive madri. Non era infatti permesso ai leoni non ancora adulti di aggirarsi per la Savana con l’intento di cacciare, perché ritenuto troppo pericoloso.
Più aumentava la libertà di cui Ermete godeva, più ampi erano gli spazi che poteva percorrere da solo e più cresceva nel suo cuore la paura.
Così, man mano che i ritmi della Savana si facevano incalzanti, il cuore del giovane leone diveniva progressivamente più fragile e troppo accelerato per poter battere nel petto del futuro Re che sarebbe un giorno diventato.
All’alba di un nuovo risveglio, durante una mattutina passeggiata nella Savana, Ermete iniziò a percepire una grande paura trafiggergli il petto: il senso del pericolo lo pervadeva, sospendendo il respiro; fu a quel punto che decise di fuggire. Abbandonò la sua tana e si allontanò verso la parte più oscura e misteriosa della Savana, in solitudine.
Durante il suo percorso solitario, gli venne incontro una bellissima aquila, Sua Maestà dello sconfinato cielo che, volteggiando in aria con somma regalità, si rivolse al leone con queste parole: “Seguimi! Ti condurrò nel luogo in cui esistono tutte le segrete verità della vita”.
Ermete non credette alle sue orecchie: davvero esisteva un luogo del genere, in cui trovare tutte le risposte? Si affidò all’Aquila.
Attraversarono insieme i vasti territori della Savana finchè giunsero, dopo giorni e giorni di cammino, su di un’alta radura. “Ecco”- disse l’aquila – “E’qui che volevo condurti”.
Il giovane leone si guardò intorno ma, oltre il paesaggio desertico, non vedeva proprio nulla che potesse aiutarlo a trovare le sue risposte.
“Ma qui non c’è nulla!” – disse Ermete – “C’è solo il deserto! Perché mai mi avresti fatto camminare giorno e notte solo per portarmi in un luogo vuoto?”.
E l’aquila rispose :“Adesso guarda l’orizzonte e collega ogni tua parte con quanto ti circonda in questo preciso istante.
Ascolta il silenzio e sintonizzalo con il tuo cuore. Respira il vento, sentilo mentre accarezza il tuo manto.
Senti la pena per la sete che provi, per aver molto a lungo camminato e, nel silenzio che ti avvolge, rievoca ciascuna occasione della vita che ha causato la secchezza delle tue fauci.
Mentre vivi l’angusta sensazione della sete, ricorda il momento in cui ad essa, immancabilmente, è seguita la scoperta di una sorgente d’acqua alla quale abbeverarti; puoi ricordare quale meravigliosa sensazione sia stata il sentirti dissetato e quale stupore l’accorgersi che la sorgente si trovava soltanto ad un passo da te.
Ti sei tanto affaticato per raggiungere ciò che la mente ti suggeriva essere importante per la piena realizzazione del tuo sé.
In Verità ti dico, il carburante che ha mantenuto celere il tuo passo, lungo questo affannoso cammino, è stata la paura; non altra guida ha avuto il tuo procedere, se non questa ”.
Ermete vide d’improvviso di fronte a sé una iena inferocita, con la bava alla bocca.
Esclamò dunque: “Aquila, aiutami! Ho una paura che mi immobilizza e non riesco a muovermi!”
L’aquila rispose, mostrando un intruglio di erbe : “Imbratta la tua zampa con questo color porpora che ho ottenuto dalle erbe della foresta e disegna sulla pancia della iena il simbolo della Fiamma, lo stemma di potere di tutte le famiglie reali della Savana ”.
Il giovane leone intinse la zampa destra nell’intruglio pastoso color porpora e segnò la pancia dell’animale inferocito con il simbolo della Fiamma. Improvvisamente la iena, sghignazzando follemente, sparì.
Preso da grande stupore, Ermete si rivolse alla sua salvatrice : “Aquila grazie per avermi aiutato insegnandomi come cacciare via la iena. Ma tu sai perché sia scappata e dove sia ora?”
“Hai visto la tua pancia?”– rispose l’aquila.
Ermete guardò la sua pancia: era segnata con il simbolo della Fiamma, lo stesso lasciato pocanzi sulla iena.
Il giovane leone intese nel lampo di un istante.
Un silenzioso “click” era scattato al suo interno.
Una fiamma di liberazione, entusiasmo e coraggio divampò nel suo ventre, per poi salire fin su al petto, armonizzando il battito del suo cuore che divenne calmo e regolare, così come anche il respiro.
L’aquila, sorridendo, disse : “Hai compreso come la verità dimori nell’istante di vita che ci si ritrova a sperimentare. Nulla di distante da te. Non serve andare a ricercare il senso del vero da nessuna parte che non sia qui, adesso e in te. Solo l’istante che si vive racchiude, come uno scrigno, la possibilità di osservare chi si è realmente.
Osservare accettando, senza resistenze belligeranti, la realtà per come ci si mostra è il Segreto che i grandi Re del passato si sono tramandati di stirpe in stirpe.
Osservazione ed accettazione, come premessa per la ricchezza e la trasformazione del Regno. Nessuna corsa in nessun luogo.
Puoi renderti conto qui e adesso di quanto tutto ciò sia semplice?
E dopo questo atto di presenza libero da giudizio, la tua mente rumorosa si sarà finalmente fatta da parte, lasciando uno spazio sgombero e concavo pronto a ricevere l’intuizione a te destinata; un angolo fertile e silenzioso pronto ad accogliere, come un utero fecondo, l’informazione adatta che sia motore del giusto cambiamento.
Non hai bisogno di fuggire. A che pro? Ogni momento di vita, sia esso fatto di appagamento o dolore, è ugualmente intriso di una benevolenza impalpabile e sempre vigile, che tutto permea col suo perfetto Senso. Ora sei pronto per tornare al tuo Regno e prepararti a diventare un grande Re! Corri, corri e non guardarti più indietro!”.
Ermete, dopo aver lanciato all’amica aquila uno sguardo ricco di gratitudine, corse veloce riattraversando gli infiniti spazi della Savana, finchè non fece ritorno al Regno.
Tutto adesso appariva diverso, trasformato, come fosse un luogo nuovo.
Comprese che non esisteva nessuna minaccia che non avesse radici all’interno di sé e del suo sentire. Realizzò come nulla lì fuori avrebbe mai potuto recargli danno, se solo si fosse arreso a ciò che la vita voleva mostrargli.
Muto’ l’atteggiamento impaziente del cuore, identificandosi così con l’Eterna Legge.
Trascorsi alcuni anni, Ermete divenne il regnante più valoroso della storia di tutti i tempi.
Si narra come, ancora oggi, qualche animale oda l’eco del suo regale ruggito viaggiare attraverso il vento della Savana per ricordare ad ogni singolo abitante, sia esso formica od elefante, la Vera Legge della Natura : l’importanza di essere presenti a se stessi, in ogni istante di vita.
Perché è nel singolo istante che risiede la possibilità di Creare la propria Salvezza.
Dall’interno di Sé.